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“La prima volta che ho giocato a baskin” Il racconto di Universi

Roberta Capannini, giocatrice di alcuni anni di baskin nella società Assigeco Baskin ha voluto invitare i suoi compagni redattori di Universi a provare questa disciplina sportiva in crescita: Chiara Ruggeri ha accolto l'invito

baskin Roberta e Chiara Universi

Roberta Capannini, giocatrice da alcuni anni di baskin nella società Assigeco ha voluto invitare i suoi compagni redattori di Universi a provare questa disciplina sportiva in crescita: Chiara Ruggeri ha accolto l’invito. Vale la pena leggere cosa è successo qualche giorno fa durante l’allenamento nella palestra di S. Lazzaro a Piacenza. 

Ho invitato i redattori di Universi a partecipare ad un allenamento di baskin con la mia squadra, l’Assigeco Baskin. Chiara è venuta e tutti i miei compagni di squadra l’hanno subito accolta e cercato di farla sentire a suo agio. Ha partecipato all’allenamento con noi e anche alla partitella che facciamo fra di noi alla fine, infatti le abbiamo fatto provare tipi diversi di palline, alternative alla palla da basket perché anche lei potesse tirare. Questo è lo spirito del baskin: includere indipendentemente dalle caratteristiche e dalle possibilità di ciascuno sfruttando proprio le diverse capacità di ogni giocatore. Spero davvero che Chiara si sia divertita e decida di tornare con noi ancora e aspettiamo sempre volentieri tutti quelli che vogliono provare con noi! (Roberta Capannini)

baskin Roberta e Chiara Universi

 

Ecco il racconto di Chiara Ruggeri:

Sono andata nella palestra di San Lazzaro con l’intenzione di assistere a un allenamento di baskin, termine che deriva dalla fusione delle due parole “basket” e “inclusione”. Esso, infatti, offre l’opportunità a ragazzi con diverse problematiche di partecipare con gli adeguati accorgimenti a uno sport di gruppo, in cui ognuno ha un compito che contribuisce al successo della squadra. In campo ci sono sempre sia giocatori normodotati che disabili, ma non esiste nessun intento assistenziale, perché si vince o si perde per merito o demerito di ciascun giocatore. Per chi ha una disabilità fisica sono stati predisposti, oltre ai due regolamentari, due canestri laterali bassi (altezza 1,10 m), accessibili a chi è seduto in carrozzina. Il giocatore in questa condizione può fare punti come gli altri perché gli viene consegnata una palla di materiale più leggero, che, da solo, deve riuscire a mettere nel canestro. Se sbaglia, la sua squadra rischia di perdere, ma, se fa centro, aiuta la sua squadra a vincere.

baskin Roberta e Chiara Universi

 

Un aspetto molto interessante del baskin è che i giocatori hanno tutti un ruolo preciso, che svolgono in base alle proprie condizioni fisiche e sia quelli che si muovono e corrono che quelli che sono obbligati a giocare da seduti aiutano la propria squadra a fare punti e collaborano fra di loro.
Non mi sono sentita né discriminata né accettata solo in apparenza, come mi succedeva spesso a scuola, quando venivo guardata o con commiserazione o con malcelata curiosità da individui che non vedevano aldilà della mia carrozzina e del mio handicap. Grazie all’iniziativa di Universi ho sentito che potevo far parte di un gruppo e dare un mio contributo e ho acquisito fiducia in me stessa. Però, non avevo mai dovuto mettermi alla prova dal punto di vista motorio e potevo sempre contare sull’aiuto di mia madre in caso di bisogno.
L’esperienza del baskin, invece, mi ha costretta ad adeguarmi a un nuovo tipo di situazione, perché ho dovuto affrontare da sola una serie di ostacoli. Prima di andare ero molto agitata poiché non sapevo se sarei stata capace di fare quello che mi sarebbe stato chiesto. I primi minuti mi sono sentita insicura e imbarazzata, incontrando per la prima volta persone sconosciute e molto unite fra loro, tutte con indosso la maglietta della squadra Assigeco. Poi, senza neanche accorgermene, mi sono trovata al centro del campo di gioco, mentre un ragazzo cordiale e amichevole spingeva la mia carrozzina vicino all’allenatore e, con mia grande sorpresa, mi è stato subito chiesto di buttare una pallina morbida nel canestro apposito per chi gioca in carrozzina. All’inizio, stringevo quella pallina verde con molta forza e non riuscivo ad aprire la mano, ma dopo alcuni tentativi ho “fatto canestro” e mi è stata consegnata una maglietta bianca della squadra. Ho addirittura partecipato a una partitella, rispettando le regole rigide di questa disciplina per me nuova, ma comprendendo che anche il mio apporto contribuiva al risultato della squadra “bianca”, contrapposta alla squadra “rossa”. La partita si è conclusa con un pareggio fra le urla di incoraggiamento degli spettatori presenti, ma quello che per me contava di più non era vincere, ma essere considerata “utile” al gruppo e soprattutto farne parte, pur con le mie difficoltà motorie.

baskin Roberta e Chiara Universi

 

La prerogativa principale del baskin è l’inclusione perché tutti possono partecipare, maschi, femmine, normodotati e disabili, ognuno col proprio ruolo, rappresentato dal numero stampato sulla maglietta, che va da 1 a 5, secondo le proprie possibilità. Io sono entrata a far parte del gruppo 1, i “pivot”, che hanno compiti e regole diversi rispetto agli altri essendo in carrozzina, ma la cosa più bella è che, vicino alla mia amica Roberta di Universi, che mi ha spinta a provare il baskin, mi sono sentita felice e pienamente consapevole delle mie capacità più che dei miei limiti.
So già che tornerò regolarmente in palestra, dove sono stata accolta con spontaneità, calore e, soprattutto, con naturalezza e nessun pietismo.